Diventare un ceramista professionista, vincendo anche la sfida contro la quarantena
Incredibile, ma 6 mesi sono già passati! Sembra di essere ieri sul molo del porto di Civitavecchia pronto a prendere il primo traghetto per Barcellona e da lì a Maiorca che mi avrebbe ospitato per mezzo anno!
Facendo un rapido riavvolgimento all’inizio della esperienza, mi vedo entrare in punta di piedi all’interno dello spazio artistico di co-working, condiviso tra gli altri con un’altra ceramista che mi ha seguito, una fotografa ed una pittrice, prendere sempre più confidenza col passare del tempo, rendendomi autonomo nel mio lavoro ed uscirne indipendente in quasi tutto il processo.
Che sostanzialmente riflette quelle che erano le mie aspettative iniziali. Il mio obiettivo era infatti quello di avere una chiara visione di ogni aspetto del processo di un business artistico con la ceramica, ed uscirne indipendente in ogni punto. Ovviamente non mi aspettavo di arrivare al traguardo finale, ma con sufficiente esperienza e conoscienza da poter iniziare la mia propria attività e poter perfezionare le parti più deficitarie in autonomia.
Non si può nascondere la difficoltà del momento con alcuni mesi passati in Quarantena, ma sono riuscito a limitare i danni, continuando ad andare al laboratorio fin quando si è potuto, e lavorando da casa le poche settimane di chiusura totale. Ma il problema principale è stato che il mondo intorno si chiudeva: fornitori e canali di vedita come mercati e gallerie d’arte su tutti.
Questo mi ha lasciato un po’ una lacuna nel campo della vendita diretta.
Durante la quarantena ho quindi creato a casa portandomi dell’argilla, ma anche lavorato sul marketing, creando un nuovo profilo Instangram con le mie creazioni artistiche durante l’EYE, visibile a questo link: https://www.instagram.com/hutanlab_ceramics_wood/
Questa situazione eccezionale mi ha insegnato che è fondamentale la “resilienza”, la prima delle parole che riassumono questi mesi, facendo in modo che gli introiti vengano da diverse fonti su canali diversi: lezioni in sede, vendite in loco e su internet. Così come avevo già previsto nel mio business plan, ma ne è stata una chiara conferma.
Un’altra parola chiave che ne esce da questa esperienza è sicuramente quella di “sfida”: una scommessa già di se per sè il trasferirsi all’estero per sei mesi, ma ancora di più in queste condizioni, ritrovandosi a lavorare da casa razionando l’argilla e riuscendo comnque ad ottenere risultati soddisfacienti.
Ed in ultimo un altro tema che mi è caro è quello della “crescita” che è avvenuta in questi mesi. Uno sviluppo professionale, ma anche umano nel relazionarsi con i colleghi. Mi è capitato di dover interfacciarmi con momenti negativi del mio host a causa della sua vita personale, e questo sicuramente mi ha spinto a crescere nel mio rapporto tra vita privata e lavorativa.
Il mio supporto è stato fondamentale per il mio host in questa fase di incertezza, ed ho fornito la spinta necessaria per non demoralizzarsi, ed andare avanti, contribuendo a creare una routine sana e costante. Inoltre ho fornito degli input più tecnici e razionali, avendo uno sfondo ingegneristico, ma anche creativi, avendo una produzione più scultorea del mio tutor.
Una esperienza che nonostante tutte le difficoltà, ritengo molto formativa e consiglierei senza dubbio ad ogni nuovo imprenditore.