Il surfista più forte è quello che esce con il sorriso più grande dall’acqua

La mia esperienza a Fuerteventura è terminata con un sorriso enorme … mi sento il “surfista” più forte. Tre parole che mi aiutano a riassumere questa esperienza sono: vento, assistenzialismo ed empatia.

Il vento presente in questo periodo dell’anno è quasi incessante e se non sei abituato ci metti un po’ ad entrare in sintonia con lui, è come se ti sentissi sempre irrequieto, per questo motivo, come sulla tavola, la ricerca dell’equilibrio è stata fondamentale in questo mese e mezzo canario.

L’assistenzialismo invece è legato all’attività con le persone disabili, il mio più grande timore è sempre stato quello di rapportarmi come se abbiano sempre bisogno di aiuto, il surf adattato mi ha insegnato la giusta attenzione da porre ed andare oltre ad una sedia a rotelle, alle stampelle, ad una paresi … Ho imparato a cambiare il punto di vista.

A proposito di vista, durante i corsi per i volontari per il surf adattato entravamo nell’oceano con una benda sugli occhi ed ogni volta era un viaggio incredibile essere tra le onde e sentirle solamente. L’ultima parola è empatia, ricordiamoci sempre di metterci nei panni dell’altro. A volte durante le lezioni mattutine di surf con i bambini e i ragazzi mi rendevo conto come delle schiume delle onde che io consideravo tranquille per alcuni di loro non lo erano e sprecavano parecchie energie a stare nell’acqua senza prendere un’onda. Bastava solo avvicinarsi, far sentire di essere lì con loro e finalmente i primi tentativi di surfare un’onda iniziavano e con loro i primi sorrisi. Per ognuno dei bambini e ragazzi bisognava capire quale fosse il giusto grado di aiuto ed autonomia.

Queste tre parole descrivono un mese e mezzo in cui mi sono sentito fin da subito inserito nel contesto lavorativo. Per carattere e per rispetto entro sempre in punta di piedi ogniqualvolta inizio un’esperienza lavorativa ma l’impegno mi ha sempre premiato facendomi sentire in poco tempo ben voluto dai colleghi come in questo caso.

Grazie agli istruttori di Fuerte Tribu le mie aspettative si sono realizzate, volevo fare parecchia esperienza con il surf adattato e l’ho fatta, sono rientrato con mille stimoli, non vedo l’ora di incontrare le realtà italiane che già si occupano di surf e disabilità.

Ovviamente oltre al discorso surf adattato, questo lavoro con la Fuerte Tribu mi stimola ad essere preparato in ogni attività che svolgerò per renderla più inclusiva possibile. Tutta questa energia positiva la investirò fin da subito nel nuovo lavoro da maestro di Crescere nel bosco, una scuola nel bosco che si trova ai Castelli Romani e in parallelo allo sviluppo del mio progetto legato allo sport, all’inclusione e all’ambiente.

Queste tre parole che mi stanno molto a cuore hanno fatto si che fossi dal principio in sintonia con i valori della Fuerte Tribu permettendomi di essere un punto di riferimento per i bambini e ragazzi a cui facevo lezione. Ho parlato spesso dell’Erasmus con i volontari del surf adattato perché è un’opportunità enorme osservare, interagire, creare uno scambio con il lavoro di un imprenditore già affermato e riuscire a contribuire con la propria esperienza. Essendo anche un’esperienza all’estero ti permette di allargare il punto di vista, portandoti a considerare degli accorgimenti per la propria attività ai quali probabilmente non avresti pensato.

Qualsiasi Erasmus facciate spero che usciate sempre dall’”acqua” con un sorriso enorme.

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