Giro di boa: melting pot e lavoro circolare
Eccoci al giro di boa di questa mia esperienza qui in Spagna presso Arquitectura G. Lo scambio procede molto bene e sia io che l’host siamo molto contenti dello scambio di competenze che si è creato nei primi due mesi; le impressioni a pochi giorni dalla partenza si stanno dimostrando autentiche e ho la netta impressione che nelle prossime settimane sarà ancora più proficuo.
Per dare qualche coordinata temporale a chi legge, lo scambio è iniziato il 15 maggio e terminerà il 15 settembre, dopo quattro mesi esatti; la scelta della Spagna e di Barcellona in particolare è stata particolarmente giusta sia per motivi di vicinanza culturale, che già accennavo nello scorso racconto sia per qualcosa altro che è emerso chiaramente in queste ultime settimane: Barcellona è un melting pot eccezionale, un posto fantastico dove poter confrontarsi con persone diverse in ambito professionale e non, e la cosa più interessante è che si tratta di una città non particolarmente enorme, non è una metropoli alla stregua di New York o Londra eppure ha tantissimo da dare e soprattutto da ricevere: Barcellona accoglie; in Italia diremmo che è piccola ma ha tanto carattere! Non è un caso che lo studio d’architettura che sto frequentando sia qui, difatti lo studio ha una particolarissima composizione, Aitor il mio host è uno dei quattro soci ed è originario dei Paesi Baschi, ci sono ovviamente dei giovani professionisti catalani, dei portoghesi e ovviamente un altro ragazzo italiano a parte me.
Le attività svolte nello studio possono essere sintetizzate semplicemente col dire che si lavora come si dovrebbe lavorare per etica e metodologia di lavoro, difatti questa esperienza al netto dei diversi lavori o mansioni che si possano coprire è sempre caratterizzata da un approccio sintetico, nella sua accezione più bella: ogni piccolo passaggio mentale o gesto pratico del progettare è il risultato di tutto ciò che entra nella sfera architettonica. Andando nello specifico posso dire che ciò che era stato previsto dal calendario di attività redatto prima dell’inizio dello scambio da semplice e freddo cronoprogramma si sta riempiendo non solo di sostanza ma di piccole lezioni quotidiane che mi stanno formando come persone e come professionista.
Le attività che ho coperto in questi due mesi sono state per volere dell’host varie e di questo sono stato molto contento, in modo da poter vedere diverse fasi del lavoro, andando dalle fasi di ideazione e di colloquio con la committenza, alle scelte progettuali e infine alla redazione di elaborati grafici da cantiere, che come chiunque anche non del mestiere può immaginare sono la parte più importante: si tratta di quel momento in cui ci si prende la responsabilità prima etica e poi professionale di ciò che un giorno diventerà lo spazio vissuto da qualche persona.
Chiudo questo racconto col descrivere ciò che credo sia la più grande acquisizione da parte mia, e soprattutto la cosa più importante per il mio futuro in questo campo: la circolarità del lavoro creativo, il mettere in dubbio le proprie scelte, il partire da capo e cercare soluzioni più adatte e consone alle esigenze del progetto ma badando bene che tutto ciò che viene scartato in realtà è la parte più importante del lavoro, quella che ti permette di arrivare alla soluzione vincente.