Storia di un quarto Erasmus.
Il Paese dei mulini, tulipani e dei riscaldamenti sui mezzi pubblici.
Ebbene sì, come si evince dal titolo, non riesco a stare ferma.
Sono Giulia D’Addario e chi mi conosce sa benissimo quanto sia grande la mia voglia di viaggiare, sperimentare e mettermi alla prova, continuamente.
Vengo da Taranto, splendida e sottovalutata città pugliese, dove sono nata e cresciuta, all’ombra delle palme e in acque cristalline.
A diciotto anni, con forza, coraggio e tante aspettative, ho lasciato per la prima volta casa mia per incominciare l’Università in Toscana, inizialmente a Pisa e poi a Firenze. Il mio percorso in Architettura iniziò duramente, la vita da giovane fuorisede non è mai semplice, trovavo difficoltà in tutto, dalla gestione del tempo per studiare e sopravvivere nell’animata capitale fiorentina, alla mancanza continua dei miei amici e della famiglia che avevo lasciato.
Il terzo anno di studi è stato senza dubbio il più importante per un’unica coraggiosa scelta che cambiò tutto il mio percorso di vita: l’Erasmus.
Cercavo altro, ormai ero abituata alla mia routine universitaria, volevo provare nuove esperienze, ritrovare una passione che con gli anni era svanita.
Il primo anno Erasmus l’ho vissuto a Vilnius, capitale della lontana Lituania. Splendido, meraviglioso e lungo periodo all’estero, che ha cambiato davvero tutto. Questa esperienza mi è così piaciuta che ho deciso di ripartire subito, il secondo semestre dell’anno successivo partii alla volta di Valencia, incredibile e vivace città spagnola.
Ormai ero segnata da queste avventure, dalle centinaia di persone conosciute, dalle lingue imparate e dai luoghi visitati. Non potevo rinunciare ad un altro anno accademico all’estero.
L’ultimo anno universitario è stato ovviamente il culmine della mia felicità, Lisbona, che con la sua Saudade ha abbracciato la mia esperienza portoghese, regalandomi il modo più bello per terminare gli studi.
Ed eccomi qui adesso, in Olanda, grazie al programma Erasmus per giovani imprenditori e a MateraHub che mi ha donato un’ultima grande esperienza per poter imparare ad aprire il mio futuro Studio di architettura.
Questo Paese è incredibile, nonostante sia qui da pochi giorni ho già capito che è davvero un passo avanti al resto d’Europa. Dall’utilizzo della bici come principale mezzo di trasporto, al piacevole tepore che si prova a salire su un autobus con il riscaldamento acceso. Ma ciò che mi ha maggiormente sorpreso è stata l’accoglienza speciale che mi ha riservato l’architetto olandese con il quale svolgerò il mio exchange. Sono stata accolta in uno spazio di co-working, una stanza gigantesca nella quale convivono e lavorano quattro Studi di architettura diversi, una tazza di tè e tante parole di incoraggiamento.
Insomma non vedo l’ora di cominciare il primo Febbraio 2020, di capire esattamente nei prossimi quattro mesi che cosa comporta aprire uno Studio qui ad Amsterdam e di condividere le mie impressioni e talenti con il team internazionale con cui lavorerò.
Non so dove deciderò di investire nel mio business, se in Italia o all’estero, ma sono convinta che questa consapevolezza nascerà solo nel momento in cui capirò esattamente che cosa sorgerà da questa esperienza olandese.
Per il momento: che il mio quarto Erasmus inizi!