Five years, rientro a Barcelona
Mi chiamo Carlo, sono un aspirante imprenditore sardo e sono partito alla fine del passato Novembre alla volta di Barcelona, in Catalunya, per uno scambio iniziato il primo giorno di Dicembre e che avrà termine il primo di Aprile 2021. Mi ritrovo in una città che già conoscevo profondamente ma, dalla mia ultima venuta, profondamente cambiata.
Al mio arrivo cammino per le vie del Barrio Gotico, il centro storico della città Catalana che, svuotato dai turisti, si mostra ai miei occhi per la prima volta con una rinnovata bellezza, come se il continuo andirivieni tipico di quelle vie avesse ogni volta distratto i miei occhi dalla sua essenza e dalla sua forse più “naturale” atmosfera di pace. Una pace però imposta dalla pandemia, che ha costretto al “cierre” gran parte delle attività commerciali, se non solo quelle destinate ai turisti, anche molte di quelle “storiche”, che erano sopravvissute miracolosamente al rialzo vertiginoso dei prezzi nel post-olimpiadi, alla crisi del 2009, all’attentato terroristico delle ramblas, al “process” per l’indipendencia e a tutti gli smottamenti che hanno attraversato questa meravigliosa e cangiante città negli ultimi cinquant’anni, inclusa la transizione dalla dittatura alla monarchia parlamentare.
È tempo di reinventarsi, penso. E in fondo è questo il motivo per cui mi trovo di nuovo qua.
In fondo anche io, come quei negozi chiusi, ho dovuto abbassare le serrande e appendere momentaneamente al chiodo la mia chitarra, che fino ad ora aveva rappresentato il mio lavoro. Forse una possibilità per capire come interpretare questo tempo di cambiamento che, volenti o nolenti, ci ha portati tutti a porci delle domande sul futuro sviluppo delle nostre attività personali e lavorative. Per qualcuno, come per me forse, a darci la possibilità di mettere dei punti su tutte le cose che, una volta tornati alla normalità, vorremo cambiare.
Così mi sono ritrovato alla soglia dei quarant’anni, con un diploma di conservatorio e un post-grado in interpretazione musicale, studi come tecnico del suono, diversi dischi registrati come cantautore, colonne sonore per film, attività come videomaker, un libro appena concluso e non per ultima, una figlia, a scoprirmi “imprenditore”. Ovviamente la mia idea imprenditoriale non è che il frutto di tutte le esperienze maturate attraverso le attività sopra citate. Anni passati a confrontarsi con questioni organizzative e logistiche, promozionali, cercando il modo di creare economie lí dove sembravano non esistere. E ora si confronta anche con la realtà attuale delle cose. Di un mondo in cui non ci si può aggregare, in cui la fruizione della musica e dell’arte in generale deve essere necessariamente legata a uno schermo.
Ora, se devo essere sincero, noi musicisti non ce la siamo mai passata troppo bene, neanche prima della pandemia. La nostra storia è legata, se non alla fame, alla ricerca continua della sussistenza, eccezione fatta per pochissimi casi fortunati. Nonostante la musica sia una componente fondamentale della vita di qualsiasi essere umano e nonostante il suo consumo non faccia che aumentare esponenzialmente grazie alle nuove tecnologie.
Inizio quindi la mia esperienza con una piccola missione personale. Quella di creare qualcosa che sia funzionale non solo a me, ma anche a tutti quelli che come me vorrebbero vivere semplicemente facendo ciò che amano. Creare un sistema che semplifichi la vita e dia un servizio ai musicisti. Qualcosa che sia adattabile ai cambi di quest’epoca. E Barcellona è un posto ottimo, forse proprio per la sua capacità di adattarsi ai cambi dei tempi e di lottare, per iniziare un progetto del genere.
Così il primo di Dicembre mi incontro con Roger, il mio “ospite” Catalano. È informale, simpatico, e anche lui è abituato a passare da un lavoro all’altro. Ci troviamo da subito in piena sintonia. Mi accoglie con un sorriso e con un caffè nel suo studio del Raval dove mi spiega nel giro di qualche ora in che cosa consiste il suo lavoro, quali sono le macchine e i software che dovrò imparare a utilizzare, quali sono i tipi di servizi e di clienti che costituiscono il fulcro della sua attività. Ci confrontiamo sul mio progetto e sul sistema che dovrò realizzare. Mette in luce possibili problemi, e nei giorni a seguire iniziamo a pianificare i primi passi. Il suo stereo suona a ripetizione Five Years di David Bowie, canzone adattissima ai tempi sopratutto per chi guarda molta televisione, perchè parla di un mondo che sta’ per finire. E pure quella canzone, quel giorno, mi ha fatto pensare all’inizio di un viaggio e forse di una nuova epoca della mia vita.