Per ogni fine, un nuovo inizio
È terminata la mia esperienza alle Canarie.
Se potessi trovare tre parole per descriverla sarebbero:
• Creatività: dal lavoro in sé, che richiedeva tanta tecnica ma anche creatività e ingegno, al co-working space artistico da cui abbiamo lavorato, agli stimoli da cui eravamo circondati.
• Semplicità: andare a lavoro a piedi nudi sulla sabbia, guidare un motorino per girare l’isola, trovarsi a lavoro con un sorriso e un caffè, senza pressione, al mattino.
• Mi niña, mi cielo: il modo in cui chiunque, dalla sorella alla cassiera del supermercato, chiama il prossimo alle Canarie. Non puoi non essere di buon umore, e sei sei li perché hai qualche lamentela, quando ti chiamano “mi cielo” tutto prende un’altra prospettiva, quando sei il cielo di qualcuno.
(Parola extra)
• Nasi Goreng: un piatto indonesiano. Perché senza cibo non si va da nessuna parte. Dal ristorante che io e il mio Host adoravamo perché ci ricordava i vecchi tempi in cui vivevamo in Asia – una cosa che ci accomuna, oltre all’aver vissuto entrambi in Australia, in tempi diversi.
Lavorare alle Canarie è stato una bellissima esperienza nonostante purtroppo, con le giornate via via più belle con passare dell’estate, si andavano sempre più restringendo le misure anti-Covid, che non hanno permesso quindi di organizzare in sicurezza il networking che speravamo.
Il rapporto con il mio Host è stato tranquillo e in sintonia sin dall’inizio, è stata una breve collaborazione ma abbastanza intensa e professionale. A differenza di altre esperienze che ho fatto in passato, direi proprio che l’atmosfera abbia giocato un ruolo fondamentale.
Ho aderito a questo progetto con Jonathan alle Canarie con l’obiettivo di sfidare me stessa, di spingermi oltre i miei limiti e per capire se la vita da imprenditrice facesse per me, se avessi la stoffa adatta, ma anche per sfuggire dalla negatività accumulata durante il periodo di quarantena, che mi aveva buttato molto giù e da cui non sembravo vedere via di uscita.
È stata la spinta, lo stimolo giusto per incoraggiarmi a rimettermi in piedi, sfidare le mie capacità, lavorare con un imprenditore che stimo e imparare da lui, con lui.
Dall’idea iniziale con cui ero partita, ho compreso che avevo bisogno di altro per poter creare un business mio, che potesse anche generare profitto. E ho capito che vorrei creare un business più allargabile e meno dipendente da me, bensì che nasce da un’idea più’ che appoggiarsi solo alla persona.
Solo cosí potrà crescere e magari genere posti di lavoro.
Sono molto contenta anche del valore che ho apportato all’azienda del mio HE, che continuerà ad utilizzare i miei video tutorial e introduttivi realizzati per il suo progetto.
Se consiglierei questo Erasmus a un altro giovane imprenditore? Assolutamente si.
È una fantastica opportunità, e le opportunità vanno colte, ripiantate e coltivate.
Siamo Europei e non ci rendiamo conto a volte della fortuna che abbiamo ad esserlo. Fiera sempre più di far parte di questa splendida comunità Europea.