Tra tradizione e avanguardia

Sin da quando ero studentessa, ho sempre avvertito la necessità di pormi ed impormi alti obiettivi, anche a lungo termine. La scelta di specializzarmi nel campo dell’architettura è stato il primo passo verso una passione che ha basi lontane e risale all’età dell’adolescenza. Ho sempre visto quella che oggi è la mia professione come la maniera migliore per poter puntare al massimo e per inseguire un traguardo che potesse andare al di là della realtà italiana. Questa propensione è rimasta immutata fino a quando ho terminato il percorso di studi, laureandomi l’anno passato, e ho cominciato a pensare concretamente ai punti di forza e di debolezza della mia figura, nel campo del lavoro.

Sono venuta a conoscenza del programma Erasmus Entrepreneurs tramite pubblicità social e ho pensato che fosse quello di cui avevo bisogno per arricchire un bagaglio imprescindibile, prima dell’avvio di una società privata.

La cordialità e la confidenzialità con cui sono stata introdotta a tutto lo staff dello studio di architettura rispecchia esattamente il clima lavorativo familiare che ho riscontrato a partire dalle prime ore di interscambio.

A prescindere dalla fisiologica prima fase di adattamento in una nuova città, con una nuova lingua e una cultura abbastanza differente, ad oggi, posso affermare, con estrema sicurezza, che i miei primi 15 giorni hanno abbondantemente superato le aspettative.

L’ambiente variegato e dinamico è lo specchio di generazioni differenti che collaborano, scambiandosi reciprocamente spunti professionali e arrivando alla creazione di un prodotto finito a metà tra tradizione e avanguardia. Credo che questo elemento abbia particolarmente attratto la mia attenzione, tanto da considerarlo l’arma vincente della società e il fattore su cui concentrare riflessioni sul futuro avvio della mia impresa.

Già dai primi istanti, ho avvertito la responsabilità degli insegnamenti che mi sarebbero stati dati e la completa fiducia ripostami, presentandomi le modalità logistiche di organizzazione, i lavori in corso, quelli passati, le monografie pubblicate, la pubblicità online.

Solo con il passare dei giorni, ho sviluppato le mie personali valutazioni riguardanti le specializzazioni di ciascun membro dello studio e la pianificazione piramidale che pone al vertice il capo architetto. Ma, contemporaneamente, si avverte l’interscambiabilità dei ruoli e la necessità di dialogo con ogni componente del team.

In maniera concorde, ho cominciato a percorrere i primi obiettivi prefissati e a toccare con mano tutti gli aspetti di un’opera in fase esecutiva, pensando possa consistere nella miglior maniera di affrontare tematiche tecnico costruttive e rapporti con la committenza e i collaboratori.

Dal quarto giorno, ho avuto l’opportunità di presenziare a riunioni tra gli architetti incaricati per il progetto e di offrire una partecipazione attiva su tematiche varie; immagino che questa impostazione, con il passare del tempo, possa fornirmi indicazioni imprescindibili e fondamentali.

Ho riscontrato, ogni giorno sempre più, il sentore di essere già entrata nel vivo dell’esperienza e di essere proiettata a recepire ogni singolo consiglio, anche indiretto, che possa essere utile per il mio futuro professionale.

Mi auguro che l’esperienza possa proseguire nei mesi, rimanendo sempre sopra le aspettative.

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