Prima e durante EYE: una riflessione sugli inizi di questa esperienza
Dopo mesi di attesa – s’era dovuto posticipare l’esperienza ovviamente per questioni covid! – è finalmente giunto il giorno della partenza. Nonostante io sia una viaggiatrice con esperienza, non mi riesce mai di abituarmi al vortice di emozioni di quei giorni. Per me, ogni esperienza è significativa, ogni momento da cui posso imparare qualcosa è importante e mi emoziona. Anche in questo caso, i presupposti non erano diversi.
Ho desiderato con entusiasmo partecipare al programma EYE poiché ritengo che la sua struttura si adatti perfettamente a me e al mio approccio all’ambiente professionale: dare un’opportunità di formazione ed esplorazione del mondo del lavoro basata esclusivamente sullo sviluppo di un’idea in cui ho messo tempo, cervello ed energia, fa parte di un sistema meritocratico di cui voglio far parte.
Per accedere ad Erasmus Young Entrepreneurs infatti, bisogna mettere nero su bianco la propria idea. Un’idea che, come vogliono i principi del sogno europeo, sia innovativa ed inclusiva. L’opportunità di essere ascoltati e non solo, premiati per le proprie idee, mi elettrizzava – e lo fa tutt’ora, quando ci penso: ho fatto tutto io. Avevo un’idea, l’ho esplorata, ho studiato e fatto ricerche e sondaggi, ho imparato a scrivere un business plan e l’ho curato nei minimi dettagli. Questo processo è stato intenso e non sempre semplice, ma mi ha reso estremamente orgogliosa di me stessa.
Vi racconto questa parte, per farvi capire che l’esperienza non inizia quando si arriva nella nuova città europea per cominciare lo stage. Certo, è un altro momento chiave di EYE, ma non l’unico. L’opportunità di scrivere un progetto da zero, ricevere feedback positivi, trovare un host dal quale apprendere
e partire – anche se solo per tre mesi, fanno di me una persona estremamente fortunata.
Il mio progetto si occupava in parte di europrogettazione, un argomento a cui avevo cominciato ad interessarmi tornata dai miei viaggi in America Latina: per me era un nuovo mondo, pieno di opportunità e nel quale si dà ascolto ai giovani. Inoltre si accavallava perfettamente con i miei studi e le mie passioni: la diplomazia delle Relazioni Internazionali all’università con sociologia, antropologia, educazione, scrittura, sostenibilità ed inclusione – tutte passioni sviluppate nel corso degli anni e che avrò la possibilità di studiare ad approcciare da diversi punti di vista nei prossimi anni, attraverso un impiego in questo ambito.
L’europrogettazione e’ per me il connubio perfetto dei miei interessi e ciò che mi stimola; inoltre è un mondo esteso che tocca tanti argomenti, fa incontrare persone e fa scambiare idee. Penso che imparare gli altre persone, come attuano e come lavorano, sia già una grande fonte di idee e stimoli; a parte questo, ho sempre avuto la tendenza a cercare ispirazione e nuovi insegnamenti all’estero: individui con percorsi e costumi diversi dai nostri offriranno spunti che vicino casa, non troverai mai.
La ricerca dell’host, quindi, si è concentrata principalmente su Bruxelles, sede degli organi dell’Unione Europea.
Ora scrivo da qui, dal mio laptop che incredibilmente ancora resiste, dal mio loft nella periferia di Bruxelles. L’agenzia presso la quale sono stagista, non ha purtroppo ancora ricevuto l’ok per tornare in ufficio. Ci incontriamo comunque, una o due volte a settimana per aggiornarci e discutere dei progetti ai quali facciamo parte.
Sono arrivata qualche giorno prima dell’inizio dello stage a Bruxelles, per poterla esplorare e percepirne la vibe. È una fase molto importante per me, oserei dire quasi sacra. I momenti in cui i sensi sono tutti allerta: i miei occhi esplorano nuovi colori, i visi delle persone, la segnaletica e la struttura urbana; il mio naso si riempie di nuovo odori, profumi il più delle volte, ma non sempre! Cerco sempre di capire – con qualche sniffata profonda, se la qualità dell’aria sia buona… non mi sembra male, ma devo controllare – è pur sempre una città. Anche i rumori della città sono diversi e certamente, anche i sapori. Arrivare in un nuovo paese offre il lusso di sperimentare queste scoperte, stimoli continui per il nostro cervello. Il mio concetto di viaggiare si e’ evoluto negli anni, dopo cinque anni a Londra e due in America Latina (un viaggio zaino in spalla dal Messico alla Colombia) facendo volontariato e partecipando a numerosi progetti sociali/artistici. Trovo questo tipo di esperienze molto stimolanti e mi sento profondamente potente quando mi metto in gioco in nuovi ambienti stranieri. Ho imparato ad avere diversi approcci alla vita e a prendere il lavoro come fonte di arricchimento piuttosto che di stress, quindi sono entusiasta all’idea di osservare ed assistere l’HE nelle sue attività quotidiane.
Imparare ogni giorno qualcosa di nuovo è un privilegio, sia nella quotidianità della vita che nel percorso professionale.
Con Riccardo, il mio tutor, ci siamo incontrati il lunedì 11, come comunicato ai vari enti partecipanti. Al momento affittano parte di uno spazio co-working nella zona delle Istituzioni Europee, vicino al Parc du Cinquantenaire. Ci eravamo visti già in un paio di video call per conoscerci e parlare delle nostre vicendevoli aspettative (e’ piu alto dal vivo di come avevo percepito attraverso la webcam!). Riccardo con la sua agenzia, sarà per questi mesi il mio Host Entrepreneur: per trovarlo, ho spulciato un lunghissimo elenco di HE nel database di EYE; ci sono molti HE disponibili a condividere le proprie giornate lavorative, tecniche ed esperienze con noi, giovani con idee e voglia di imparare, hands on the job.
Quel lunedì abbiamo parlato dei progetti a cui stanno lavorando e per i quali aiuterò. Ha specificato che questi progetti sono segreti, ovvero non ancora pubblicati: farne parte mi ha fatto sentire importante. Non posso dire cosa sono ma posso dire che fra le varie attività che svoglerò ci sara: della buona e sana attività di back office – che mi piace e mi ricorda quando da piccola facevo finta di lavorare “in ufficio”; una presentazione in power point del mio progetto come successful story; la preparazione di alcuni materiali per delle lezioni e workshop ai quali partecipa BXL; ricerca, networking e contatto di alcuni enti locali per un evento futuro; addirittura la partecipazione ad una conferenza a Madrid! Ho sempre desiderato viaggiare per lavoro.
Mi piace perché sono abituati a lavorare “secondo scadenze”, piuttosto che tot ore al giorno. Questo mi da la possibilità di gestire il mio tempo secondo le mie necessità e perfezionare l’approcciarmi secondo priorità. In questi mesi mi aspetto di imparare cose nuove su fondi e su bandi europei, sull’Unione europea e su come funziona nella pratica; su come si lavora in un ambito dalle tematiche così variegate e anche, su ciò che comporta fare business attraverso una webcam. Mi aspetto di sviluppare un network con anche la speranza che mi possa aiutare anche nella mia futura carriera, in cui scambiare idee e condividere una visione comune. Punto a sfruttare questa esperienza come un trampolino di lancio, per occuparmi di europrogettazione in un ambito sociale ed inclusività.